Gironzolando quą e lą

Mi alzai dal morbido materasso dalla coperta celestina inutile e posai i miei candidi piedi sul mare di soffici cuscini colorati sparsi sul pavimento. Avevo addosso una lunga maglia bianca a maniche corte che mi arrivava a meta coscia e sotto un paio di corti pantaloncini neri. Aprii l'enorme armadio a specchio che ricopriva la parete di fronte a me. Scrutai tutti i vestiti finche non estrassi un paio di stretti jeans a sigaretta neri, una canottiera blu e un paio di All Star bianche. Indossai tutto ciņ e mi legai i lunghi capelli biondi e rossi in una cosa alta, lasciando il ciuffo di capelli davanti libero. Mi guardai allo specchio. Dovevo ammettere, nonostante fossi molto modesta, di essere di una bellezza impressionante. Scesi svelta le scale fino alla sala d'ingresso e afferrai il mio modernissimo cellulare che infilai in tasca. Uscii e chiusi la porta a chiave, pił per abitudine che precauzione. Chiusi gli occhi e mi abbandonai ai sensi. Sentii un vago sensore di sangue di un cervo. Corsi verso quella direzione. Mi avvicinai cautamente cercando di non far rumore, anche se sapevo che non ce n'era bisogno. Accarezzai la testa dell'animale e gli sussurrai un "Scusa" all'orecchio, prima di trafiggere cautamente la sua gola con i miei affilati canini. Sentii il caldo liquido cremisi scorrermi nella gola, dissetandomi e rendendo i miei occhi vagamente argentati. Quando mi staccai dall'animale lo misi cautamente vicino ad un albero e posai un piccolo fiore dai petali bianchi sopra il fragile corpo. Avevo sempre adorato gli animali, ma tra loro e gli esseri umani avevo preferito ovviamente i primi. Mi sciacquai la bocca in un torrente lģ vicino e iniziai a correre, inebriandomi di quella favolosa sensazione di libertą.